Riano Festival - Teatro nelle cave - 2011
Ci troviamo ancora una volta all'interno dello scenografico festival "Teatro nelle Cave" a Riano, a nord di Roma. In questa serata abbiamo avuto la fortuna di vedere combinati diversi elementi, che insieme hanno veramente creato uno spettacolo degno della grandezza di Shakespeare. Infatti, sul palco, avevamo il grande Peppe Barra, che a teatro ci è praticamente nato, a interpretare una commedia di colui che senza dubbio è da considerare il più rande drammaturgo di tutti i tempi: Shakespeare. Non è tutto, perché la storia e il palco ci portano in un luogo immaginario che Shakespeare chiama Efeso, qui circondato da cave di tufo. È un luogo di stregoneria, una sorta di paese fatato dove tutto può accadere, soprattutto ai visitatori.
Il grande Peppe Barra che si divide nelle parti del povero Egeone, dell’inflessibile Badessa e dell’eccessiva Polpetta, sempre mantenendo un forte accento napoletano che serve a sottolineare la sua natura di straniero in terra di Ephesus. La commedia si apre con la condanna a morte di Egeo-Barra, mercante di Siracusa. Ma quando questo racconta al duca di Efeso di come, in un naufragio, abbia perso moglie e due figli gemelli, il Duca gli concede una proroga: trovare entro il tramonto una cospicua somma di denaro. Gli affianca una guardia che non lo perda di vista e lo manda in giro a cercare soldi. Ma il mercante non sa a chi chiedere, visto che si trova in una terra straniera e non conosce nessuno. Se ne va in giro per le vie di Efeso, popolate da una serie di personaggi che gli appaiono bizzarri e eccitati.
Ma per un’assurda coincidenza tutta teatrale, proprio quel giorno, a Efeso, sbarca uno dei suoi due figli insieme al suo servitore. Questi due, identici fisicamente ai loro fratelli, sono causa di tutta una serie di equivoci e malintesi che sfociano in situazioni estremamente esilaranti, dove l’improbabile e l’impossibile si tengono per mano.
Nessuno, nemmeno lo spettatore, può mettere in ordine questo intrigo. Solo alla fine, quando le due coppie di gemelli appaiono l’una di fronte all’altra, si riesce finalmente a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle.
La complessità della trama ci consente la grande libertà di scegliere da quale punto di vista raccontare questa storia. Da quello di Egeo, padre sfortunato alla ricerca dei suoi figli sperduti nel mondo? O da quello di Antifolo di Siracusa, in giro per mari, che approda su una terra in cui tutti gli sembrano matti? O dal punto del suo servo Dromio, che a un certo punto si ritrova a essere marito di una donna gigantesca? O da quello di Antifolo di Efeso, preso per un indemoniato? O da quello di sua moglie Adriana, che vede la sua femminilità negata da un marito libertino e puttaniere?
A incorniciare il tutto, lo spirito folle di una città senza tempo, dove la musica libera l’immaginazione e la gioia si sprigiona. Copiare la verità è spesso cosa buona. Ma inventarla, a volte, è ancora meglio.
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